L’Italia ha destinato a progetti di digitalizzazione circa il 27% dei 235 miliardi di risorse comprese nel proprio Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza (222 miliardi) e nei fondi React-Eu (13 miliardi).
Le politiche hanno favorito l’uso delle tecnologie digitali anche nell’automazione degli scambi di documenti attraverso l’emissione di fatture elettroniche: per questo aspetto, nel 2019 le imprese italiane risultano in vetta alla graduatoria europea (95%).
Le imprese italiane sono in posizione avanzata anche nell’uso di sistemi e dispositivi interconnessi a controllo remoto (Internet delle cose) e in linea con la media europea nel ricorso a strumenti di intelligenza artificiale e nella robotica.
Il sistema produttivo italiano è invece in ritardo nella diffusione del commercio elettronico e nell’uso di tecniche di analisi di Big data; queste ultime nel 2019 sono state utilizzate dal 9% delle imprese italiane e spagnole con almeno 10 addetti, contro il 18% di quelle tedesche e il 22% di quelle francesi.
La digitalizzazione avanzata ha permesso una maggiore reattività alla crisi: solo il 4,1% delle imprese digitalmente mature ha ridimensionato le attività, contro quote più che doppie di imprese nelle altre categorie.
Nell’immediato futuro emergono due strategie rilevanti:
- la riorganizzazione dei processi e degli spazi di lavoro
- un ulteriore sforzo di innovazione, indirizzato alla produzione di nuovi beni, all’offerta di servizi innovativi o all’adozione di nuovi processi produttivi.
Durante la crisi è cresciuta l’offerta di servizi digitali dedicati alla clientela (newsletter, tutorial online, webinar, corsi a distanza, consulenze via web e servizi simili). L’incidenza di unità produttive in grado di offrirli triplicherebbe alla fine del 2021, anche se con rilevanti differenze tra le varie classi di addetti (58% per le grandi imprese, 19% per le micro).
Già prima della pandemia il 45% delle grandi imprese usava i canali social mentre un 15% ne ha perfezionato l’utilizzo durante l’emergenza sanitaria: la previsione è che, a fine 2021, il loro utilizzo diventi uno standard per più del 60% delle imprese con oltre 250 addetti.
Prima dell’emergenza sanitaria l’e-commerce era adottato in Italia dal 9,2% delle imprese con almeno 3 addetti (20% nel caso delle grandi). L’incremento favorito dalla crisi è stato nel complesso pari al 43%, senza differenze dimensionali.
L’uso delle piattaforme digitali come canale di vendita è invece progredito in misura modesta. Durante il 2021 si prevede che circa il 13% delle grandi imprese effettuerà vendite su piattaforma mentre le quote sono inferiori nelle piccole dimensioni.
Fonte: Rapporto annuale 2021 (Istat)