Sei stata ospite d'onore al festival della Cucina Italiana gastronomia di Oslo, hai coordinato tre serate di cucina siciliana in Norvegia, proponi corsi di cucina in Svizzera e in Medio Oriente. Ti senti una paladina del “gusto” siciliano?
Ho organizzato nel 2011 una cena per 92 coperti alla rassegna culinaria di Oslo cui partecipano ogni anno chef di tutto il mondo. Padrino dell’iniziativa il guru della cucina scandinava Dag Tjersland, al suo ristorante Baltazar.
I norvegesi amano profondamente l'Italia e la Sicilia appare loro come un posto veramente esotico. Ho vissuto questi giorni con spirito di servizio e ho avuto la conferma di quanto sia importante promuovere la buona cucina, i prodotti buoni e l’agricoltura all'estero. Mi sono portata appresso le mie erbe selvatiche, origano, il timo, nepetella, menta, rosmarino, i pistacchi di Bronte, i fichi freschi e la ricotta nelle ghiacciaie…
Sei stata definita “chef globetrotter”. Cosa ti piace della cucina itinerante?
Amo creare emozioni, regalare sapori e trasmettere il senso della convivialità che sta alla base della nostra cucina e della nostra storia. Posso organizzare catering molto numerosi, per 350 persone e spesso all’estero c’è maggior attenzione e curiosità per le nostre tradizioni enogastronomiche.
Inoltre le altre culture possono valorizzare le mie radici, come ho cercato di esprimere con il “sushiliano”.
Chi ti ha trasmesso l’amore per la cucina e l’agricoltura?
Ancora oggi i ricettari di mia nonna paterna, esperta di pesce e conoscitrice della tonnara essendone il bisnonno il proprietario, e di mia nonna materna appartenente all’alta borghesia palermitana, sono per me fonte di grande ispirazione, una donna che non sapeva ricevere valeva molto poco!.
Il mio rapporto con la terra è viscerale… Guardare la campagna è come osservare un orchestra, ogni erba selvatica, ogni cosa è uno strumento, se l’orchestra è intonata allora la musica sarà perfetta!
Come rappresenteresti in un quadro la cucina siciliana?
Con degli orti colorati e assolati, lo sfondo del mare e un sacco di fiori
Quale piatto è intimamente legato alla tua infanzia?
I carciofi ripieni alla siciliana, ne vado pazza e mia nonna me li faceva sempre in tempo di carciofi, io li ripropongo spesso.
E quale piatto “dimenticato” della tradizione siciliana andrebbe riproposto a un pubblico internazionale?
Il falso magro, è un piatto a base di carne con un ripieno saporitissimo, lo sto sperimentando cotto in sottovuoto a basse temperature, vedremo…
Conosci Rudolph Steiner, l'antroposofia e l'agricoltura biodinamica. Che influenza hanno questi interessi nel tuo modo di vivere la cucina?
Quando preparo un piatto, metto tutto il mio cuore, nella consapevolezza che i prodotti che utilizzo sono frutto della terra, oggi sempre più minacciata.
I bravi cuochi hanno la responsabilità di selezionare con cura i prodotti, puntare sulla qualità degli ingredienti, educare consumatori e colleghi al valore delle materie prime, dare storia e sostanza alle cene. Quando ho aperto il ristorante, ormai quasi 10 anni fa, cucinavo solo prodotti demeter, poi purtroppo ho capito che il mercato non era pronto, forse oggi sarebbe diverso, magari in una città più grande!
Quali sono i tuoi nuovi progetti?
Catering, collaborazioni con chef stranieri, sicilian food experience project, ricerca di collaborazioni per promuovere la cucina siciliana nel mondo, Slow Food.