Nel 1798, in fuga dai tumulti di Napoli, Ferdinando di Borbone e Carolina si rifugiarono a Palermo. Il re acquistò dei terreni per costruire una riserva di caccia (Parco Reale della Favorita). Nell’area si trovava una stravagante casa di stile cinese che il re volle ristrutturare con l’aiuto del più noto architetto palermitano del tempo, Giuseppe Venanzio Marvuglia (1729 - 1814).
Il progetto architettonico si contraddistingue per il fatto, a quei tempi eccezionale, che la cucina è separata dall’edificio residenziale, per evitare gli odori e il girovagare di cuochi e sguatteri. E per escludere anche la presenza dei camerieri una tavola di legno rotonda, già apparecchiata, veniva fatta salire al piano superiore in cui si trovava la sala da pranzo tramite un meccanismo ligneo dotato di fune, pulegge e carrucole.
Questa “table muovant” si ispira a quella inventata da Loriot e fatta installare da Luigi XV nel Petit Trianon (situato nei giardini della reggia di Versailles). La tavola matematica garantiva al re il massimo della privacy in un periodo in cui i tradizionali banchetti di corte erano affollati e rumorosi. Dai primi anni dell’800 alcuni nobili iniziano quindi a considerare il convivio come un momento intimo, inviolabile, da proteggere. Più della stessa alcova.
Anche la dimensione ridotta della sala da pranzo al cui centro è posta la tavola matematica sta a testimoniare la voglia di condividere con pochi intimi i frutti della terra e della caccia (grande passione del re).
La tavola, progettata dall'architetto Marvuglia, aveva quattro fori circolari per consentire alle varie portate di arrivare direttamente sulla tavola. Una volta terminati, i piatti ridiscendevano direttamente in cucina senza l’intervento di alcun cameriere. Per comunicare con la servitù e gestire il dialogo a distanza si utilizzavano dei campanelli e dei nastri colorati che erano associati a determinate pietanze.
L’attenzione della coppia reale per uno stile di vita fatto non solo di lusso sfrenato fine a se stesso si ritrova anche nella camera da bagno con grande vasca ovale in marmo incassata nel pavimento. La Palazzina cinese non è quindi solo un tributo all’esotismo che aveva invaso in quegli anni l’Europa, ma anche un progetto architettonico innovativo che ha saputo anticipare esigenze abitative ancora attuali.